Berlino Kreuzberg- distretto culturalle un modello evoluto

 

Per definizione un distretto culturale è una concentrazione geografica di imprese, generalmente di piccole e medie dimensioni ad elevato contenuto creativo ed innovativo e fortemente specializzate (Cesaroni, Piccaluga, 2003).

Il distretto culturale è la risposta alla crisi della grande impresa a partire dagli anni’70, scrive Pamela Palmi, nel testo La Fabbrica della Creatività, un’analisi organizzativa dei distretti evoluti, che ha consentito alla asfittica economia italiana di immaginare un proprio modello di sviluppo alternativo al fordismo, capace cioè di maturare una presenza incisiva sui mercati internazionali, nei settori che caratterizzano il Made in Italy.

Con l’accellerazione dei processi di globalizzazione e con le inevitabili fasi di crisi e di ristrutturazione profonda, prosegue l’autore, la domanda di fondo è: i distretti culturali sono in declino?
La risposta è no, insomma, emerge un melting pot post fordista in cui localismo, creatività e talento, riescono a combinarsi in nuove evoluzioni per competere mondialmente (Severino Salvemini, 2008)
Nell’epoca della globalizzazione i distretti culturali rimangono un modello valido a patto che l’innovazione e la creatività diventino un’ossessione culturale.

Il distacco fra avanguardie ed innovazione è il metro nel nostro ritardo culturale e strutturale. Interpretare la contemporaneità senza tradire il legame con il passato è la strada giusta.

I distretti culturali nascono dal basso o dall’alto?

Su FranzMagazine.com leggiamo che i distretti creativi sono prodotti creativi. Sono cioè il risultato della creatività di qualcuno (individuo o collettività) che più o meno esplicitamente li concepisce e li fa sviluppare. Come tutti i prodotti, anche i distretti creativi hanno un ciclo di vita. Breve, e che presumibilmente tenderà ad accorciarsi ancora di più in futuro.
I distretti creativi possono nascere e prosperare “dal basso” quando circolano pochi soldi e chi ha l’urgenza di agire creativamente cerca spazi poco costosi, trova soluzioni innovative e nel farlo si ritrova ad operare in una comunità che condivide il senso della frustrazione e del limite. All’estremo opposto, “dall’alto” i distretti creativi possono essere pianificati, costruiti e popolati in seguito a scelte politiche e di business che canalizzano ingenti quantità di risorse finanziarie sulla creatività e sullo sviluppo economico che questa promette.

Kreuzberg a Berlino, un esempio di distretto creativo

Kreuzberg come potete leggere direttamente dal sito officiale, nato da una lunga storia di culture alternative, iniziative organizzate, ed esperimenti urbani,  è il quartiere di Berlino che più di tutti è sinonimo di vita bohèmienne, di divertimento notturno e di movimenti artistici contemporanei. Un grande co-working aperto a seminari e workshop, ma anche a studi di architettura e di artisti, sorgerà all’interno del grande edificio progettato da Grimmek Bruno e Daniel Libeskind che un tempo era il più grande mercato coperto di fiori della città, Frizz23 polo culturale tra Friedrichstrasse e Lindenstrasse, dove un tempo c’era la Blumengroßmarkthalle, oggi emigrata a Moabit.  L’intento è quello di creare un ambiente sinergico, che offra soluzioni per il tempo libero e favorisca l’interazione tra le varie realtà artistico-culturali della zona.