L’ecovisita narrata & guidata Parma- Colorno, vi accompagnerà alla scoperta dell’Oasi LIPU di Torrile ecosistema da scoprire, con sosta da Al Vedel, e arrivo alla splendida Reggia di Colorno. Se desiderate una fuga dalla realtà, l’ecovisita fa al caso vostro…
Nella più recente tappa degli itinerari PMTF al seguito della nostra guida cicloturistica Davide, si era immaginato un giro a due soste, con partenza e visita della Riserva Naturale di Torrile, meglio nota ai parmigiani come Oasi di Torrile.
Per il nostro piacere, la visita si è protratta ben più di quanto anticipato. Cortesia di Gigliola, la nuova responsabile della Riserva naturale Torrile – Trecasali gestita dalla LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli) in collaborazione con Ente Ente di gestione Parchi Emilia occidentale , in servizio da una sola settimana il giorno della nostra visita di fine marzo.
Considerato il tempo che ci ha dedicato senza che nessuno ci aspettasse o sapesse della nostra visita, siamo davvero grati; il minimo che possiamo fare è riportare il contenuto della sua visita guidata direttamente dalle sue parole, e non come resoconto di giornata.
Grazie Gigliola, speriamo che la Bassa non ti faccia troppo rimpiangere il clima di Frosinone; mi auguro ti potrai almeno consolare con del buon culatello.
PRIMA TAPPA | Riserva naturale di Torrile e Trecasali, Oasi LIPU
“Questo luogo è nato come esperimento, voluto con determinazione dalla Sezione Lipu di Parma, che alla fine degli anni ’80 decide di realizzare un progetto di ripristino ambientale in una zona ‘povera’ dal punto di vista della biodiversità; su quest’area c’erano campi di, mais e barbabietole. Il terreno era ed è di proprietà dell’Eridania situata qui a fianco. È forse stridente avere una uno stabilimento al margine della riserva… ma vero è che se essa esiste è grazie a loro.”
“L’oasi è sorta nel 1988…letteralmente dal niente; si iniziarono a piantare gli alberi sui campi coltivati fino a quel momento ed a scavare laghetti, per creare una zona di ambiente umido in grado un giorno di funzionare come area di sosta e nidificazione. In particolare di una specie: il Cavaliere d’Italia. È un uccello trampoliere bianco e nero, molto bello, che transitava in questa zona e talvolta si osservava nell’area dell’Eridania. È stato questo lo scopo iniziale dell’oasi: poter offrire a questi uccelli migratori un rifugio per poter nidificare.
“Oltre agli alberi che si andavano piantando, all’inizio l’oasi era costituita un centro visite-capanno di osservazione, una vasca e un argine. E col passare delle stagioni la vegetazione è cresciuta e la Riserva si è estesa. L’Eridania ha concesso altri terreni, i capanni sono diventati otto, le vasche sono aumentate. Nel tempo quindi si è innestato un piccolo ecosistema, che ha iniziato a dare i suoi frutti: il Cavaliere d’Italia è arrivato e ha iniziato a fare i suoi nidi.
“Questo in generale è il senso della Riserva: non si portano animali, non si allevano e non si tengono in gabbia – si realizza un ecosistema che sia per gli animali una possibilità… poi a loro la scelta.
Perché la natura non è mai statica, questo ecosistema avrebbe da solo nel tempo autogenerato una varietà nella fauna presente. Il primo obiettivo raggiunto fu appunto l’arrivo stagionale del Cavaliere d’Italia, che arrivò e fece i nidi: ma progressivamente sono arrivate tante altre specie. Come gli aironi, che vediamo proprio adesso in quei nidi lassù (ndr: sopra di noi si trovano quattro aironi cenerini, che covano i nidi su degli alti rami di pioppi). Oggi contiamo circa sessanta nidi di airone.”
“Il lavoro che si realizza nella Riserva e la missione della Lipu ha tre aspetti e finalità.
Il primo: tutelare il corso della natura e la sua libera evoluzione, operando per mantenere in equilibrio l’ecosistema della Riserva senza interferire con gli eventi naturali e senza disturbare gli animali. Dobbiamo certamente cercare di operare senza essere rumorosi, ma a volte anche il meno visibili possibile. Per questo in alcuni punti si impiega del materiale ombreggiante, come in questo caso (ndr: a lato di uno dei camminamenti dove stiamo passeggiando): qui dietro c’è subito la vasca, e senza effetto ombra gli uccelli si potrebbero spaventare e scappare al passaggio dei visitatori.
Il secondo: la ricerca scientifica, che riguarda diversi monitoraggi nazionali e internazionali di diverse specie (non solo cavalieri e aironi, ma anche migratori e passeriformi stanziali).
Il terzo: svolgere educazione ambientale collegata al turismo, che è fondamentale se si considera l’interesse di appassionati – esperti o novellini –che raggiungono la Riserva in tutti i periodi dell’anno.”
“Per chiarire il primo punto, su cosa significa favorire l’ecosistema senza interferire con la natura, faccio un esempio. La vita degli uccelli nell’oasi ruota intorno all’acqua delle vasche, il che comporta una particolare attenzione su come gestire i livelli e le portate. Le vasche, rifornite dal Lorno che passa qui accanto e da altri canali, hanno infatti bisogno di un livello di riempimento determinato per far avvicinare tutte quelle specie (come il Cavaliere d’Italia) che cercano la presenza del limo per alimentarsi ed isolotti sicuri dove nidificare: se l’acqua è troppo alta, l’isoletta dove possono andare a fare il nido sarebbe sommersa e le uova andrebbero perse. C’è quindi una serie di chiuse che devono essere gestite per mantenere il livello giusto d’acqua per tutte le possibili nidificazioni – che sono proprio in atto in questo periodo!”
“La popolarità della Riserva della Lipu è cresciuta di pari passo al consolidamento di questo ecosistema. Possiamo dire che oggi è un punto di riferimento nazionale, e di visite da tutto il nord Italia. Stamattina appena aperto alle nove c’erano già 35 fotografi naturalisti, che rappresentano la componente più assidua dei visitatori, e che prendono posizione nei capanni lungo gli specchi d’acqua con diversi teleobiettivi (ndr: e aggiungiamo, spesso in tenuta mimetica full-body).
Oltre ai fotografi, la tipologia delle presenze è così composta: i birdwatchers amatoriali, che arrivano muniti di binocolo durante tutto l’anno, anche nella stagione delle nebbie autunnali; le scolaresche, negli infrasettimanali di primavera; le famiglie, che invece popolano i weekend primaverili ed estivi. Il numero delle visite si aggira sugli 8000 all’anno.”
“Nel mondo, le aree di sosta umide per i migratori non sono molte, al contrario. Queste zone sono protette dalla Convenzione Ramsar, che preserva e disciplina l’utilizzo di tutte le aree assimilabili a questa, dove gli uccelli possono transitare in migrazione, fermarsi per trovare rifugio e alimentarsi, o stanziarsi qui tutto l’anno. Le zone acquitrinose nazionali, per citare le più importanti sono nelle Valli di Comacchio, in Sardegna e Puglia nei vari laghi costieri, nel Parco Nazionale del Circeo, e nelle venezie.”
“Oggi la Riserva di Torrile, con il tempo naturale che è servito, è riuscita a diventare un piccolo punto di riferimento, non tanto dalla prospettiva del visitatore, ma dei migratori e gli uccelli in genere, che lo identificano stagione dopo stagione come rifugio ideale.”
SECONDA TAPPA | Pranzo Al Vèdel
Per pranzo facciamo una sosta Al Vèdel, conosciuto ristorante in località Vedole, che associa alla creatività dei suoi chef l’attenzione per la tradizione, scegliendo ingredienti stagionali propri del territorio, dal Grande Fiume all’Appennino.
TERZA TAPPA | Reggia di Colorno
Dopo pranzo riprendiamo la bici e ci dirigiamo verso la Reggia di Colorno. Il palazzo, sempre incantevole, grazie ai sui giardini è l’ideale per qualche minuto di riposo prima di tornare verso Parma.
Foto: Davide Papalini (Own work) [CC BY-SA 3.0 (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)], via Wikimedia Commons (https://commons.wikimedia.org/wiki/File%3AColorno-palazzo_ducale-reggia96.jpg)
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