Avete letto il nostro articolo, guida, percorso di cicloturismo nella bassa verdiana sulle orme di Giuseppe Verdi ( lo trovate cliccando qui) con itinerario di Google Maps? Il nostro inviato Giuseppe Restano ritorna a scriverci su con 10 note sulla Bassa verdiana, set del film Novecento di Bernardo Bertolucci dopo aver chiacchierato con Demenzio,  il famoso Censo Dalcò personaggio del film Novecento  abitante e profondo conoscitore di questa splendida terra di passaggio e di storia senza fine…

Passiamo la penna a Beppe, leggete…

 

IL CICLOTURISMO E LA BASSA VERDIANA: 10 NOTE (il più possibile) RAPIDE

Torno a ringraziare Davide – le nostre gambe armate cicloturistiche – e stavolta anche Simone, Chief Treasurer di PMTF, per avermi richiesto come commentatore dell’itinerario.

Al seguito della bici di Davide abbiamo attraversato una grande mole di terroir, o detta senza il senso lato, di cultura territoriale; sarebbe impossibile fare uno specifico approfondimento tappa per tappa, in un solo articolo di racconto. Detti approfondimenti seguiranno nel tempo, oggi proponiamo un fuoco rapido di note.

IL CICLOTURISMO E LA BASSA VERDIANA- 10 NOTE (il più possibile) RAPIDE

1. La Bassa Verdiana non è mai raccontata abbastanza.

Ma chi lo ha fatto, lo ha fatto in modo così insuperabile, vivo e verosimile – i nomi sono ovvi – che è fondamentale non farsi prendere la mano dalla foga poetica, ma raccontare con sobrietà.

2. Bassa Verdiana è un termine inesistente.

Scelgo di non usare Terre Verdiane per ragioni di chiarezza: per non confondere enti amministrativi con identità territoriali e storiche.

3. La bicicletta è verosimilmente il modo autentico di girare la Bassa Verdiana.

È a misura di pressoché ogni turista, da una parte; dall’altra, quello della bici sembra davvero il tempo armonico del territorio, a scorrimento lento. Il cicloturismo serve per scoprire la Bassa e la Bassa serve per scoprire il cicloturismo.

4. Le Piacentine devono essere visitate e considerate come tappa fondamentale della Bassa Verdiana.

Del nostro itinerario, la visita alla tenuta delle Piacentine è stato il momento più indimenticabile; l’esperienza merita un racconto a parte che seguirà nel tempo. Proviamo a riassumere in pillole adeguate:

– Come la vide, Bertolucci la scelse subito come home location per Novecento: per la sua intatta struttura secolare, già rara nel ’75. È stata aggiunta un’ala per le mucche pochi anni dopo il film, comunque solo mattoni. L’impressione è sempre quella: intatta.

– Era un’azienda agricola prima, è rimasta tale dopo. Nel frattempo i mezzadri sono diventati proprietari. È quindi una proprietà privata, ma che ha sempre accettato la fama seguente il film. E il suo flusso di visitatori (fisiologicamente calato nell’arco di 40 anni)

– Lo abbiamo trovato lì in officina, a fianco all’ingresso. È Censo Dalcò del film.
Si chiama Demezio. Ha 88 anni, ha iniziato a 10 e smesso di lavorare 4 anni fa. È un omone con gli occhi azzurri. Ci ha detto che come l’ha visto, Bertolucci lo ha subito voluto nel film. Potremmo scrivere un reportage solo su di lui – e anzi lo faremo.
Andate a trovare Demezio, o Censo, nella sua casa alle Piacentine, e non ve lo scorderete più.

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5. Oggi, la casa natale di Verdi è solo parte dell’esperienza generale di Roncole.

Per dirla in modo costruttivo (vedi il punti 6 e 7). Per dirla tutta: magari poter parlare con chi scelse di ristrutturare la vecchia casa, e così – sempre magari – capire. Fino a quel giorno non capirò, e guarderò la mia foto lì davanti, anno 1993, con rammarico – che qui manifesto.
(Nota importante: Non mi limito di certo alla mia impressione di parmigiano. Pochi anni fa, coi parenti d’oltreoceano in visita, desiderosi di visitare la casa del maestro: “We don’t get it, this thing is new”. Ya, well said. Tourists are generally smart.)

6. Sempre in Roncole:

La vecchia osteria – al secolo Bar Guareschi – è adorabile: serve del signor culatello, del buon Bergamaschi (di cui hanno un imbottigliamento personalizzato) e i vecchi che giocano a briscola non ti amano perché li disturbi. È quello che volevo.

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7. Sempre in Roncole, bis:

Il Vecchio Mulino Pallavicino a fianco ha una cantina di culatelli che vola sul podio di tutte le cantine. È un piacere per gli occhi….ma si coglie subito che l’estetica è secondaria alla resa. Finestre aperte di giorno, chiuse la sera.

8. I portici di Busseto sono magnifici.

Il giro che parte dall’albergo Sole, portici lato Salsamenteria Baratta, svolta dal Caffè Pasticceria Centrale, arrivo a Teatro Verdi, va fatti a piedi con bici alla mano gustando ogni passo.

9. Busseto – Villa sant’Agata: il tratto più piacevole della biciclettata

Questo, di tutti i tratti, è quello comandato per essere fatto in sella alla bici. Ci sono poche macchine, addirittura di là dal canalone che divide le due province, di macchine non ce ne sono affatto. Arrivati poi a destinazione – saranno stati i colori di una luminosa giornata d’ottobre – la scena era a dir poco pittorica.

A tal proposito, ultimo punto:

10. Lunga vita al Nebbione della Bassa, ma…

….nessuno ha realmente sentito la sua mancanza. Per fare un bel ‘palla al centro’, proporrei al signor Nebbione di continuare ad astenersi per tutto il mese, e poi beatamente scatenarsi a novembre, con buona pace della kermesse del maiale in arrivo.

A cura di Giuseppe Restano