Cosa c’è di meglio che scoprire Giuseppe Verdi durante una cena a casa di un melomane,  con menù di piatti tipici a tema, ascoltando le opere del Maestro? Tagliatelle fresche con funghi di Borgotaro servite con Valpolicella 2014 Pettirosso che cedono il passo a l’Elisir di Donizetti. Ossi buchi stracotti con purè. Verdi con la Luisa Miller, Pavarotti e la Caballet alla Scala nel ’76. Perchè di Giuseppe Verdi si è scritto di tutto e di più ed allora perchè non conoscerlo durante una cena, viverne l’atmosfera ed aprire la mente all’immaginario Verdiano. Noi lo abbiamo fatto, leggete qui…

Cosa scrivere su Giuseppe Verdi? Dialogo con il suo busto in salotto…

Dopo concisa conversazione col busto di Peppino (in casa l’ho sempre sentito chiamare così; dal ’38 in poi e la comparsa della commedia di Italo Clerici, credo nessuno si possa schernire), si è stabilita una direttiva riguardo i contenuti di PMTF a tema verdiano.

Dir. 1/1: Provare a dire qualcosa che non sia trito.

M’impegno quindi – davanti al busto della mia sala, e figurativamente davanti al maestro stesso – nel rispettare la linea. Per iniziare, allora, eliminiamo ogni tesi compilativa e andiamo con le tesi sperimentali.

Alla ricerca di interlocutori diretti

Eliminiamo in tronco il riportare storie e ritratti altrui. Proviamo noi – pur nel piccolo – a fare qualche storia daccapo, e cerchiamo qualche interlocutore diretto.

Detto questo, il primo dei miei incontri nella mia testa è già fissato.

Del mio amico Dario posso dire, tra le altre cose: ingegnere, vitalista, compagnone riflessivo, un po’ parmense un po’ parmigiano un po’ ligure, alto rango di cuoco e conoscitore di etichette buone. Figlio di un melomane, sta iniziando a diventarlo anche lui, ed è nel pieno del turbine amoroso con l’opera.

Voglio riportare questa storia: l’innamoramento rampante del giovane verso la lirica, possibilmente verso Verdi – cosa significa e cosa comporta. Col mio amico avevamo passato l’intera sera di Ferragosto a parlare del nuovo amore – a tutto campo. La prima volta dell’Aida all’Arena, e poi l’Otello. Il cd di Bergonzi fisso in macchina da mesi, e tutte le lodi esprimibili per il buon Carlo. E giù a intonare quest’aria e quel coro, e a commentare i libretti.

La diagnosi era facilmente “una comparsa di melomania in giovane soggetto neofita con conseguenti eventi infiammatori, legati alla materia verdiana”. (nota: lo scrivente è ufficialmente abilitato a formulare la diagnosi).

C’eravamo lasciati con un “vieni quando vuoi che ascoltiamo un po’ di cose, nessun problema di volume, intanto ci trattiamo bene a tavola”.

Nel prendere appuntamento avevo accennato al mio interesse di fare una chiacchierata sul tema, che in realtà doveva essere una mia vera e propria intervista. Risposta cordiale, “va bene, sono curioso”. Altro non avevo anticipato. Come si apre la porta di casa, mi investe l’overture della Traviata.

Cena a casa del melomane verdiano, Dario…

In tavola ci sono 5 strisce di fojäda (scritto come da Dizionario Parmigiano-Italiano, 1966) pronte al loro destino di diventare tagliatelle.

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Durante la preparazione del purè, entra l’overture della Forza del Destino.

Beviamo un signor prosecco.

Il volume, tanto si era detto, non ha riguardo dei vicini.

L’acqua bolle, le tagliatelle in arrivo a minuti.

“Vè, dopo magari abbassiamo che voglio fare quelle due chiacchiere là, voglio anche registrarci…”, “Beh…dopo, perché adesso non abbassiamo o spegniamo sicuro”. Per quello che segue, un elenco funziona meglio.

CENA VERDIANA CON VARIAZIONE.

MENU’ STABILITO, SCALETTA A SENTIMENTO.

Tagliatelle fresche con funghi di Borgotaro portati dal fungarolo.

Valpolicella 2014 Pettirosso.

Verdi cede il passo a l’Elisir di Donizzetti, pur con Bergonzi, del ’67 a Firenze.

Prime battute dell’Aida, Bergonzi al Metropolitan nel ‘63.

Ossi buchi stracotti con purè.

Verdi con la Luisa Miller, Pavarotti e la Caballet alla Scala nel ’76; Del Monaco nel

Rigoletto con l’Accademia di Santa Lucia.

Cupolette al cacao morbide.

Si prosegue col Meroni 2008.

Inizio atto terzo Trovatore con Bergonzi, alla Scala nel ’63.

La Traviata con Pavarotti e la Scotto, al Covent Garden nel ’65.

Tutti i passaggi musicali precedenti sono accompagnati da vigorosa spiegazione

dell’azione drammatica da parte del padrone di casa.

(dove la variazione era Donizetti sul primo)

Con lo spirito così alto, la pancia satolla e l’animo grato, sarà arrivata l’ora di una – se non intervista – breve chiacchiera da poter registrare, e formulare così un commento di chiusura?

Non ho il tempo di chiedere. “Prendi su il bicchiere che andiamo in mansarda, ti faccio provare una cosa”. Giù dalle scale c’è un altro stereo e delle poltrone. Spunta un’acquavite di mele. Da dietro lo schermo del computer, Dario: “Beh, te intanto siediti e dimmi se è buona, che adesso dobbiamo guardare questo”.

Documentario “Carlo Bergonzi, tenore verdiano del secolo”.

“Peccato per questa narrazione, dovevano solo far parlare lui e far sentire le arie”.

Precisamente, caro Dario. Ma quale intervista, quale spiegazione. Se volevo raccogliere lo spirito di innamoramento del neofita lirico, o particolarmente del giovane innamorato verdiano, nessuna intervista sarebbe valsa un fico secco vicino a questa serata. Avrei raccolto una spiegazione; lo spirito, appunto, per niente. Grazie, caro Dario.

Cosa porto a casa da questa esperienza piuttosto travolgente? Per adesso una lista di ascolti tratta dalla nostra cena, in versione light, che riporto qui. Le conclusioni vorrei proporle nel prossimo capitolo di storie dal mese verdiano. Per ora mi sento di aver rispettato l’impegno col busto di Peppino, che mi guarda meno torvo da sotto la lampada in sala.

A cura di Giuseppe Restano

Overture Traviata

https://www.youtube.com/watch?v=lCoa4uUTII4

Overture La forza del destino

https://www.youtube.com/watch?v=F80RfQXAys4

Duetto Nemorino/Dulcamara, Elisir d’amore, Pavarotti

“Celeste Aida”, Aida, Bergonzi

“Quando le sere al placido”, Luisa Miller, Pavarotti

“Ella mi fu rapita”, Rigoletto, Del Monaco

“Marcia Trionfale”, Aida

“Lunge da lei”, La traviata, Pavarotti

“Un dì felice e eterea”, La traviata, Bergonzi e Caballet