Durante la Via degli Asini, un percorso lento in occasione del Festival ValcenoArte che  vuole valorizzare la montagna esplorandone il paesaggio con mezzi lenti, come “gli asini” e riportare la musica in quei paesini dove la musica è sempre più inaccessibile ( o quasi), un cicloturista con una bici parte da Borgotaro, per inseguire un sogno e raggiungerli.

In queste pagine, Davide racconta l’Itinerario insolito di un cicloturista da Borgotaro a Framura, “La Via degli Asini”. Un itinerario difficile, un primo giorno di ricerca della carovana, seguito dalla gioia del ritrovo, il secondo giorno. Ma durante la ricerca, l’esplorazione lenta e la meraviglia della scoperta di un paesaggio con un mezzo lento….

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Il primo passo è l’unico che conta, senza di quello, non ci sarebbe principio.
Camminare come “sentire”.
Camminare per appropriarsi del proprio tempo.
Quando cammini il tempo è la misura e non più lo spazio, quindi,

camminare per seguire il tempo della natura e del nostro corpo.

Camminando ritrovare il tempo della musica nei propri passi e l’arte nei paesaggi che diventano quadri.
Camminare per curarsi lo sguardo.

Camminare come forma di nostalgia, oppure di resistenza,

per portare contaminazioni e per lasciarsi sorprendere.
Camminare per incontrarsi.

Camminare è l’azione più antica e naturale che l’uomo conosca.
Ecco perché camminare.
Camminando a ritmo d’asino.

Diari di Bordo di un Cicloturista…

1°GIORNO ALLA RICERCA DELLA CAROVANA PERDUTA… E NON RITROVATA

La mattina del 2 luglio, la sveglia suona presto, quando il sole è appena sorto, mi sveglio e decido di unirmi alla carovana della “Via degli Asini”.  Mi attende un treno per raggiungere Borgo Val di Taro da dove inizia il percorso in bicicletta per unirmi alla carovana che ormai ha già percorso più di 90 chilometri. Alle 7:40 sono già in sella alla bici per valicare il passo più difficile dell’intero percorso: il Passo Centocroci. Posto a quota 1055 m s.l.m., separa l’Emilia-Romagna dalla Liguria, congiungendo Albareto (PR) con Varese Ligure (SP). La difficoltà non sta molto nelle sue pendenze ma nella lunghezza della salita che si estende per 13 km. Giunto a Varese Ligure, inizio a contattare telefonicamente Marco Amadei, uno dei tre fratelli Amadei e organizzatore della carovana. Mi riferisce che in base a delle indicazioni di un allevatore di cavalli che avrebbero dovuto incontrare, avrebbero deciso se raggiungere il Passo del Biscia o Varese Ligure. Non conoscendo bene il territorio ligure, dovevano ancora decidere quale strada percorrere per far si che Paco e IoIo (gli asini) non avessero avuto problemi nella loro marcia. Nel frattempo visito Varese Ligure, borgo sulla riva del Vara che da dieci anni si sta mettendo in risalto a livello nazionale per il suo impegno nella creazione di un modello di sviluppo basato sulla protezione e la conservazione dell’ambiente (costituzione della “Valle del Biologico”, diffusione delle energie rinnovabili come l’eolico e il solare, abbassamento delle emissioni di CO2 ecc…). Mi soffermo sul ponte romanico del 1515, gioiello e simbolo del paese, e il Borgo Rotondo con il castello dei conti Fieschi del XIII sec., costruito per presidiare l’importante via di comunicazione che collegava il parmense con la Riviera Ligure.

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Dopo pranzo, provo a ricontattare gli organizzatori ma non c’è linea: in montagna, mi riferiscono, è più facile comunicare con la valle con segnali di fumo che con un cellulare. Decido di proseguire il viaggio e di raggiungere il Passo del Biscia (880 m s.l.m), convinto che verso sera li avrei incontrati proprio su quel valico. Appena fuori dal borgo inizio a pedalare immerso nella natura, con i profumi della macchia mediterranea che mi accompagneranno da lì fino all’arrivo del percorso. Incontro pochissime macchine e dopo qualche chilometro capisco il motivo: la strada è abbandonata al suo destino, con frane che pian piano si stanno portando via parte della carreggiata, le reti arancioni (ad indicare pericolo e “lavori in corso”) afflosciate a terra e e il manto stradale butterato che mi obbliga ad andare a zig zag per evitare inutili forature. Lungo l’ascesa al Passo siamo solo io, la mia bici, l’orchestra di grilli e il sole cuocente del primo pomeriggio. Arrivo al Passo e ricomincio a contattare Marco Amadei. Ahimè mi risponde sempre il servizio telefonico che mi avvisa che il mio destinatario è impossibile da raggiungere. Inizia così una lunga attesa più di tre ore ad aspettare la carovana, che se avesse deciso veramente di passare per il Passo del Biscia, l’avrei per forza intercettata.

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Con cadenza irregolare provo a telefonare a Marco, ma nulla. Nel frattempo il sole si abbassa, la batteria del telefono si avvicina all’1%, l’acqua e i viveri finiscono. Alle 20:30 non mi resta che scendere per il versante opposto rispetto a quello da dove sono arrivato e provare a cercare una “locanda” dove mangiare e dormire. Non prima, però, di aver salutato la val Vara, il Monte Chiappozzo (a sinistra) e tutte le salite affrontate in giornata come si può vedere dalla foto panoramica.

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Ad Arzeno (frazione di Ne) trovo un agriturismo che riesce risponde alle mie esigenze: per pochi euro riesco ad avere vitto e alloggio. Decido di far passare la notte per farmi consigliare se il giorno successivo mi conviene tornare a casa o provare ancora a raggiungerli. Finalmente alle 22:30 riesco a contattare Marco Amadei telefonicamente: avevano deciso di percorrere la seconda strada e dormire a 5 km da Varese Ligure, esattamente nella vallata opposta, vicino a dove mi trovavo poche ore prima. Per la prima volta ho capito cosa voleva dire, 40 anni fa, viaggiare per andare incontro ad altre persone senza internet, cellulari o GPS: o ci si arrangiava e ci si adatta ai mille imprevisti, oppure si rimaneva a casa!

2° GIORNO- L’incontro con la Carovana dopo varie peripezie in bicicletta….

Fin dalla prima mattinata i contatti via telefono funzionano: riesco a mettermi d’accordo con la carovana di incontrarci in località Baracca, situata lungo la storica via Aurelia, alle ore 14:30, a pochi chilometri da Framura. Quindi scendo verso Lavagna, prendo il treno che mi porta alla stazione ferroviaria di Framura, e da lì inizia la lunga e faticosa salita di 14 km che mi porterà dalla carovana. Attraverso le frazioni di Anzo e Costa, con vista mare, attraversate da infiniti tornanti; supero Castàgnola e infine percorro gli ultimi chilomentri in solitaria, senza incontrare nessuno.  Decido di proseguire la discesa a piedi con quattro persone e i due asini. Proseguendo verso la meta finale, vedo finalmente Marco Amadei, con il suo corno antico avvisava gli abitanti che stava passando la carovana, e quando si affacciavano dai balconi o sulle strade, ricordava a tutti, gli spettacoli che si sarebbero svolti le due sere successive nella piazza di Costa. Arriviamo giusto in tempo in piazza a Costa per vedere finalmente il mare e riuscire a salutarlo, prima che un brevissimo temporale si sfogasse sul paese spezzino. Il comune ha messo a disposizione per tutta la carovana gli spogliatoi del centro sportivo per dormire e del fieno per gli asini: il tempo di farsi una doccia ristoratrice, di mangiare per riprendere le energie spese, e utto il gruppo è ritornato in piazza a Costa per prende parte al primo spettacolo teatrale gratuito: “LM15. La storia di un lupo che finirà in Francia, più di 1000 km dopo”. Lo spettacolo, scritto da Mario Ferraguti e interpretato dall’autore con Andrea Gatti e Paolo Montanari, ripercorre la storia di un lupo per raccontare la storia di tutti i lupi d’Appennino e del loro rocambolesco ritorno, un modo per superare i pregiudizi contro il “lupo cattivo” delle favole. La prima edizione della “Via degli Asini”, a detta degli organizzatori, è stata la prova generale di un viaggio lento che, collegando la val Ceno con il mare Ligure, vuole diventare un evento annuale aperto a tutti. Un viaggio che consiglierei a chiunque, per il clima di festa, la voglia di scoprire luoghi unici e raggiungibili solo a piedi, adattandosi sempre agli imprevisti che possono capitare durante il viaggio. Magari pensando per l’anno prossimo ad un appuntamento parallelo anche in bici, per gli amanti del ciclotursimo.

P.S: gli spettacoli sono proseguiti anche la sera successiva ma, ahimè, il dovere mi chiamava e non ho potuto partecipare all’evento finale, quello in cui gli stessi artisti della carovana erano i protagonisti degli spettacoli.

 

Vi aspettiamo per il prossimo itinerario!

 

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