Avete delle perplessità riguardo al nuovo carattere usato nel logo di Google? Il vostro disappunto con il marchio più visto del mondo è giustificata. La riflessione che  Bodoni (tipografo vissuto a Parma e scrittore del Manuale Tipografico con oltre 600 incisioni e dissertazioni sulla “bellezza del carattere tipografico”) svolge su cosa costituisca la bellezza di un carattere tipografico è una sequenza di poche righe, tanto breve quanto mirabile ed è tornata attuale, se mai era stata dismessa o scordata.

Nel suo Manuale Tipografico si parla di uniformità o regolarità del disegno, che consiste nel comprendere che molti dei caratteri in un alfabeto hanno elementi in comune che devono rimanere gli stessi precisi in ognuno di essi.

L’eleganza unita alla nitidezza, ovvero il giusto taglio e la rifinitura meticolosa dei punzoni che producono una matrice perfetta dalla quale ottenere caratteri nitidi e delicati.

Il buon gusto: il tipografo deve restare fedele ad una nitida semplicità e non dimenticarsi mai del suo “debito” con le migliori lettere scritte nel passato.

L’incanto, una qualità difficile da definire, ma che è presente in quelle lettere che danno l’impressione di essere state scritte non con svogliatezza né con rapidità, ma con somma calma come in un atto d’amore.

Per primo, di questi brevi punti è mirabile lo stile – che sembra immagine degli stessi tratti di piacevolezza elencati. Secondo, è mirabile la sintesi e la concisione – che se vogliamo, sono tutt’uno con lo stile– e che hanno tenuto fresca questa pagina per 200 anni. In ultimo, è mirabile la stessa volontà di dover specificare questi attributi in lettera scritta, come se l’evidenza degli occhi davanti a un carattere non fosse abbastanza.

E probabilmente non è ancora abbastanza.

Larson-Google-Logo1-1200-977-03175102

Infatti, il  New Yorker ha ribadito questi concetti, e spiegato perché se non puoi digerire il nuovo carattere di Google, hai ragione tu.

Nella difesa delle grazie – del senso del mondo che veicolano – e nella critica alla mossa del gigante, si dicono tra le altre queste cose :

“Come si inizia a parlare di aggiornare la propria immagine, si sente parlare di “linee pulite”, come se alcune magnifiche lettere dallo stile antico ci intrappolassero in una Età Oscura. Google ne è l’ultima vittima. Il suo logotipo – che evocava la letteratura, i quotidiani e la stampa meccanica – rendeva omaggio alla storia e a quello che Google stessa sarebbe andata a sostituire. Il nuovo logotipo è quello dei magneti da frigorifero e delle patatine del McDonald. Google ha preso qualcosa di cui avevamo fiducia e lo ha spogliato della sua dignità.”

Bodoni aveva fissato i punti che fanno di un carattere tipografico un signor carattere. Molti sono piacevoli, o divertenti o “funzionano bene”. Non tutti, ad ogni modo sono signori caratteri. Questa signorilità, espressa in sintesi dal segno grafico delle grazie, è stata probabilmente confusa per “anzianità” dalla sede di Mountain View – e in virtù di questa confusione il consumatore mondiale ha il diritto ad un’opinione contraria.

In tutti i casi, grazie Bodoni – e grazie all’autore oltre che al tipografo. Dei suoi concetti sintetici e piacevoli, Google se ritiene può prender nota.

Si consiglia di leggere l’intero articolo menzionato: www.newyorker.com/culture/cultural-comment/why-you-hate-googles-new-logo

Voi cosa ne pensate?

A cura di Giuseppe Restano