A Parma con 3D Virtual Museum  la storia dell’Arte si fa in 3D. Giulio Bigliardi archeologo 3d e fondatore di questa realtà innovativa, ci porterà alla scoperta dello Zooforo del Battistero di Parma.

Il Battistero di Parma è una delle più importanti chiese battesimali sorte in Italia a partire dal XII secolo, quando alcune città, Firenze per prima, decisero di celebrare con un monumento autorevole la loro autonomia e la loro intraprendenza. Il Battistero non era pertanto un semplice edificio religioso, ma il simbolo di una realtà civica, in cui la valenza sacra e quella laica si incontravano.
Come dichiara una curiosa iscrizione scolpita sul portale settentrionale, la costruzione del Battistero di Parma fu avviata nel 1196 sotto la direzione di Benedetto Antelami: “bis bini demptis / annis de mille ducentis // incepit dictus / opus hoc scultor Benedictus”, ossia “tolti due volte due anni al 1200 lo scultore Benedetto iniziò questa opera”.

Il Battistero fu realizzato ex novo; forse ne esisteva uno correlato all’antica Cattedrale palocristiana, ma se ne era perso il ricordo e non se ne conservavano tracce. Con l’erezione del Battistero, il fonte battesimale venne trasferito al suo interno dalla Cattedrale, e sostituito dall’enorme vasca centrale, ricavata da un un solo blocco di marmo scavato e modellato, rifornita e svuotata grazie al flusso del sottostante Canale Maggiore. La prima cerimonia si svolse al suo interno il 9 aprile del 1216, seppur ancora incompleto, in occasione della ricorrenza del Sabato Santo, con il primo battesimo collettivo. L’edificio fu completato entro il 1270, anno della sua solenne consacrazione; l’ultima galleria ad archetti ciechi, la balaustrata e i pinnacoli di coronamento furono comunque inseriti solo più tardi, tra il 1302 e il 1307.

L’edificio, situato nella piazza compresa tra la facciata della cattedrale e il palazzo del vescovo, è a pianta ottagonale ed è caratterizzato da uno spiccato verticalismo, nonché dall’elegante alternanza tra il marmo bianco ed il pregiato marmo rosso di Verona. Per le sue peculiari caratteristiche architettoniche e decorative esso è considerato uno dei più significativi esempi della transizione dallo stile romanico a quello gotico.

Lo straordinario corredo scultoreo del Battistero è opera di Benedetto Antelami e della sua bottega. La maggior parte dei rilievi furono eseguiti per decorare i tre grandi portali, ma altri se ne trovano sul resto delle pareti esterne e all’interno dell’edificio. Si tratta nel complesso di un insieme unitario sia da un punto di vista stilistico che iconografico. Uno degli elementi che talvolta passa inosservato, nel confronto con le impressionanti decorazioni dei portali, è la fascia decorativa che, ad altezza uomo, cinge l’esterno dell’edificio. Intorno al Battistero corre una fascia composta da 75 formelle quadrate contronate da cornici di diverse forme. All’interno sono scolpite figure di animali, mostri, uomini, soggetti di difficile identificazione, il cui censimento per soggetti illustrati potrebbe permettere con una certa approssimazione questo elenco: ventisette animali fantastici (esseri mostruosi o misti: in parte umani e in parte zoomorfi); sei esseri umani; quattro decorazioni (due fioroni e due “maniglie”: facce di leoni con anelli in bocca, del tutto simili a quelli sulle porte medievali di bronzo); trentotto animali reali. Lo Zooforo parmense è il ciclo più ampio del Battistero e uno dei più organizzati sistemi iconografici legati a belve ed esseri mostruosi e fantastici.
Costeggiando l’esterno del Battistero, possiamo così incontrare un mostro alato che indossa un cappello, simile a una sirena e come tale allusiva alle tentazioni dell’uomo (formella 6); in generale troviamo numerosi mostri marini, cavalli marini, gatti marini, cani marini, che forse alludono alle acque del battesimo.

Suggestiva la scena formata da tre formelle consecutive in cui un centauro e un satiro sono rappresentati nell’atto di scoccare una freccia contro un becco (formelle 9, 10 e 11), forse come rappresentazione della lotta tra il Male (i primi) e il Bene (l’ultimo).

Questa lotta è verosimilmente rappresentata anche in altre scene: due centauri che si fronteggiano lanciandosi frecce (27 e 28), un cane e un gatto che si azzufanno (formelle 29 e 30), un satiro che caccia con arco e frecce una leonessa (36 e 37), un cane che insegue una lepre (40 e 41). Non mancano essere fantastici che raffigurano, simbolicamente, il demonio: un idra a sette teste (35), un basilisco (53), un grifone (57).

Incontriamo anche una carrellata di animali comuni: due buoi (59 e 60), un elefante (61), dromedari (62 e 63), un asino (64 e 76), un cervo (65), una scimmia (71) e un levriero (79). Infine, possiamo imbatterci in due creature veramente impressionanti: due mostri con testa umana, un uomo barbuto il primo e una donna il secondo, con corpo alato, coda di drago e piedi umani il primo, d’oca il secondo (67 e 68).

Alla base del mondo animalistico di pittura e scultura medievale sta una grande varietà di tradizioni e fonti, tra cui quella dei bestiari medievali miniati: si tratta di compilazioni a scopo didattico, relative al comportamento animale visto come metafora e insegnamento per quello umano. Il ciclo si presta a diverse interpretazioni: potrebbe indicare gli esseri che popolano l’estrema periferia del mondo abitato, segno della potenza creatrice di Dio, e simbolo degli estremi confini della terra, in cui era compito del cristiano portare il battesimo. Le varie scene dei battaglia e di caccia tra animali, satiri e centauri, potrebbero inoltre far pensare alla lotta eterna tra il Bene e il Male, il cui esito è poi chiaramente visibile nella storia della Slavezza illustrata nell’intero apparato plastico del Battistero.
L’intero Zooforo in 3D può essere visitato su 3D Virtual Museum.