Nel mese di novembre a Parma torna un’appuntamento al quale siamo affezionati: il Barezzi Festival. Giunto alla X edizione, questo festival convince sempre di più per offerta, scelta delle location e formula. Abbiamo deciso di fare due chiacchiere con il suo ideatore ed organizzatore Giovanni Sparano e, seduti davanti a un buon caffè, abbiamo scoperto tante curiosità su un festival che fino ad ora avevamo vissuto – come voi – da spettatori.

baresi festival 2016

Anche quest’anno il Barezzi Festival conferma la formula consolidata di affiancare a concerti di artisti di fama internazionale in luoghi storici, ad eventi OFF gratuiti in piazza con artisti italiani, all’aftershow in tarda serata con musica elettronica.

Come mai questa formula?

G.S.: perché incarna i due pilastri che fin dalla prima edizione sostengono l’idea alla base del festival, primo: portare musica contemporanea di qualità nei luoghi della lirica; secondo, accostare  artisti di riconosciuta fama internazionale a proposte più insolite di musica elettronica, giovani artisti italiani e contaminazioni mediterranee in una sorta di mecenatismo contemporaneo. Da qui anche il nome scelto: Antonio Barezzi fu il mecenate di Giuseppe Verdi che sostenne i suoi studi e il suo genio.

Com’è nata questa idea?

G.S.: da una fortuita esperienza personale. Come capita a molti giovani ho fatto la comparsa per quattro anni al Teatro Regio. Lì ho imparato ad amare il teatro, la sua atmosfera, il suo odore, la sua bellezza e ho immaginato di aprire luoghi come quello alla musica contemporanea. I teatri all’italiana che popolano molte delle nostre città – e che sono un patrimonio unico al mondo – sono stati progettati forse solo per la lirica? Io credo che siano stati progettati per la musica! Da qui quindi l’idea di un festival trasversale, che in luoghi dal valore artistico eclatante portasse proposte insolite di musica contemporanea, magari poco note al grande pubblico, ma di qualità palpabile.

Quindi le location sono elemento fondante del festival?

G.S.: Certo, le location sono scelte in base a questa volontà di coniugare classico e contemporaneo. Credo molto nel valore del patrimonio artistico. Un aneddoto su tutti: Benjamin Clementine – che suonerà al Regio il 4 novembre – ha accettato il nostro invito dopo aver visto una foto del teatro! Mi piace l’idea di far vivere questi luoghi e renderli sociali, come abbiamo fatto aprendo tutte le stanze del Ridotto. E questa idea di socialità è anche alla base del Barezzi OFF che porta il festival nelle piazze, con concerti gratuiti di artisti italiani.

Come selezionate gli artisti?

G.S.:Dalla mia esperienza in teatro ho imparato ad ascoltare la musica e mi piace ricercare nel contemporaneo personalità eclettiche, capaci di una qualità musicale spiccata. Ascolto quotidianamente molta musica e mi circondo di persone che possano ispirarmi e farmi scoprire cose nuove. Gli artisti più noti fanno da volano per l’intera programmazione del festival che si propone anche di far conoscere musica più insolita.

Come siete arrivati alla X edizione?

G.S.: Siamo partiti nel 2007 con un concorso che si proponeva di far emergere talenti sconosciuti.  L’anno successivo si interessò all’iniziativa Franco Battiato che accettò di partecipare come headliner. Dal 2008, passo dopo passo, siamo cresciuti e negli ultimi due anni, grazie all’arrivo di uno sponsor importante come Tanqueray e alle collaborazioni con la Fondazione Teatro Regio, abbiamo un programma ricco. Apriamo con preview prestigiose – il videomapping per il monumento a Verdi e il concerto di Vinicio Capossela al Farnese – e chiudiamo con un evento di cui siamo molto orgogliosi: Philip Glass al Teatro Regio con Maki Namekawa e Roberto Esposito. Questo evento conclusivo sintetizza perfettamente quello che il Barezzi Festival vuole essere e vorrà essere anche in futuro.

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Di seguito il programma completo: